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    Categories: Economia

Lavoro giovani 2018, ecco i nuovi incentivi per disoccupati under 35

Per il 2018 i datori di lavoro del settore privato potranno assumere in Italia i giovani andando a sfruttare un incentivo strutturale all’occupazione. Ne dà notizia l’Associazione degli artigiani della Cgia di Mestre nel precisare che, a partire dall’1 gennaio prossimo, per un massimo di 36 mesi, e con un limite di 3.000 euro annui, scatta la decontribuzione che è rappresentata dall’esonero del pagamento, per il datore di lavoro, della metà dei contributi previdenziali. Trattasi di una buona notizia per il mondo del lavoro e delle opportunità di guadagno, come quelle recensite su comefaresoldicon.info , ma a patto che si tratti, per l’accesso agli incentivi, di assunzioni di disoccupati under 30 con un contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti.

Il limite di età, inoltre, per il 2018 sale in via temporanea a 35 anni per i giovani che, comunque, nell’essere assunti non sono stati già occupati a tempo indeterminato con il medesimo oppure con altri datori di lavoro. L’incentivo alle assunzioni, inoltre, è fruibile se, nel rispetto delle condizioni e delle tempistiche previste, si assumono pure i giovani che hanno svolto almeno il 30% del percorso di alternanza scuola-lavoro che è previsto dai rispettivi programmi formativi. E lo stesso dicasi per quei giovani che, assunti entro sei mesi dall’acquisizione del corrispondente titolo di studio, hanno svolto periodi di apprendistato per la qualifica ed il diploma professionale, per il certificato di specializzazione tecnica superiore, per il diploma di istruzione secondaria superiore oppure per periodi di apprendistato di alta formazione e di ricerca.

Gli incentivi per l’assunzione dei giovani sono fondamentali nella fase attuale che, purtroppo, su un totale di 28 Paesi dell’Ue, vede l’Italia addirittura al 25esimo posto per quel che riguarda il tasso di disoccupazione giovanile. Peggio dell’Italia, infatti, ci sono solo la Bulgaria, la Romania e la Grecia con la conseguenza che rimane sempre alto nel nostro Paese il rischio di una mancanza di equità intergenerazionale unita a difficoltà nell’accesso al mercato del lavoro, mancanza di coesione sociale, ed anche povertà e discriminazione.

Rispetto al periodo della crisi finanziaria ed economica, per il mercato del lavoro i miglioramenti ci sono stati, ma la maggioranza dei Paesi europei ha fatto meglio. Non a caso l’Italia è attualmente il Paese con uno dei più bassi tassi di occupazione, appena il 57,2% rispetto alla percentuale monstre della Svezia con il 76,2%. Inoltre, è vero che rispetto al 2014 nel nostro Paese la disoccupazione giovanile è scesa di quattro punti percentuali, ma questa rimane comunque attualmente al 37,8% che equivale al doppio della disoccupazione giovanile che si registra nella media Ue.

Ci sono inoltre altri importanti fattori che fanno sì che in Italia il mercato del lavoro rimanga letteralmente ingessato a partire dal calo delle nascite e passando per l’invecchiamento medio della popolazione. Così come non aiutano gli investimenti nella ricerca che continuano ad essere troppo bassi, e che sono la principale causa della cosiddetta ‘fuga dei cervelli’.

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