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Uno scenario che da totalmente inimmaginabile si era trasformato nelle ultime settimane in assolutamente prevedibile, e che ha rispettato questo secondo filone: l’emergenza dovuta al Covid-19 ha causato un contraccolpo dal fortissimo impatto su quasi tutti gli ambiti della società, ma in particolare sull’economia. Non si tratta di una situazione che si trova a vivere solamente l’Italia, anzi, è un quadro piuttosto desolante che ormai accomuna quasi tutti gli Stati d’Europa e si sta diffondendo anche negli altri continenti.
Certamente, una grande differenza la fa anche com’è normale che sia il grado di stabilità e potenza economica di ogni nazione poteva vantare prima di questa improvvisa crisi collettiva, ma in ogni caso praticamente tutti gli stati sono coinvolti in questo contraccolpo epocale. Proviamo a riavvolgere il nastro e comprendere le logiche motivazioni.
Il panorama attuale
Prendiamo come spunto l’Italia, perché oggetto di interesse per il nostro discorso ma anche perché prima nazione in territorio europeo che ha dovuto fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Attraverso il decreto “io resto a casa” annunciato dal presidente Conte, dopo un periodo di circa un paio di settimane trascorse in valutazione della situazione, a partire dalla mattina di lunedì 9 marzo 2020 tutta la popolazione italiana si è trovata – giustamente – obbligata a restare chiusa in casa.
Questo, a meno di reali necessità. Dal punto di vista lavorativo, hanno dovuto temporaneamente chiudere per evitare la diffusione del contagio tutte quelle attività non considerate fondamentali per la sopravvivenza dei cittadini. È chiaro che in una situazione del genere, l’economia non possa che subire un crollo verticale: mancano le transazioni economiche, le persone banalmente non spendono se non il necessario, e l’economia ne risente in maniera inequivocabile.
Si tratta quindi di una crisi che riguarda la grande maggioranza dei settori, praticamente tutti eccezion fatta per alcuni essenziali per il sostentamento e la sicurezza, ed una parte di coloro che lavorano online. Tra gli altri ovviamente ha incassato un calo anche il settore immobiliare: sia esso considerato come venditori fisici o come piattaforme affidabili da cui ricevere informazioni e attraverso le quali concludere affari, quali per esempio Impresa Immobiliare Venezia, è fisiologico che l’ambito abbia registrato una flessione in negativo.
Le conseguenze sul mercato immobiliare
Le statistiche e i numeri non mentono, e infatti in questo caso stanno parlando già adesso di una prima brusca frenata anche nel settore, che non stava precedentemente vivendo un periodo particolarmente negativo: le trattative nelle ultime settimane si sono ridotte sensibilmente in termini numerici, e quelle che sono ancora in essere stanno logicamente procedendo al rallentatore.
I prezzi di gran parte degli immobili sono al momento congelati, perlomeno sulla carta, e in ogni caso sono molto probabilmente destinati a subire una importante flessione al ribasso: logica conseguenza di una situazione di mercato derivante da uno scenario come quello attuale, ma che andrà a costituire quasi certamente un dato certamente non positivo per un settore che nel 2019 invece aveva registrato numeri importanti e in crescendo.
In merito all’argomento possiamo andare ad analizzare i dati relativi ad una delle zone più calde, maggiormente colpite dalla pandemia. Andando a prendere come riferimento i mesi di gennaio e febbraio del 2020, possiamo osservare come le compravendite in Lombardia siano calate in questo periodo del 7% rispetto al medesimo bimestre del 2019. Concentrandoci solo su Milano poi, la decrescita è arrivata addirittura al 12%. Come abbiamo anticipato, ricordiamo che ovviamente non si tratta di un tracollo traslabile su tutte le altre regioni italiane in questo momento, ma certamente sono numeri che rendono l’idea dell’attuale difficoltà del settore, arrivata improvvisamente. Così come quasi tutti gli altri campi dell’economia, anche il mercato immobiliare sta registrando il contraccolpo del Coronavirus.
